Questo poemetto è dedicato al carissimo Yves Bergeret in partenza per Praga.
L’orologiaio di Staré Město ha
un occhio di vetro e una bottega dove,
nell’attesa di clienti, costruisce
automi meccanici. E pensa che
la vista molto più acuta gli s’inabissi
traverso l’occhio mancante
fino a raggiungere i sotterranei
immaginari di Praga.
Il suo amico più caro, compagno
di banco fin dalle elementari,
disegna a inchiostro di china le centinaia
di sequenze per i cartoni animati della tivù di Stato:
passa a trovarlo ogni pomeriggio
scendendo dal tram che gli apparecchia
il dopolavoro.
“Credo non sia rimasto a Praga
nessun Kafka dopo la deportazione
e la fine della guerra” dice
l’orologiaio al Poeta che gliel’ha chiesto
e getta un’occhiata all’amico –
giocavano con una Kafka nel cortile
della scuola, ma nessuno dei due
lo dice: forse
certi ricordi vanno protetti col pudore
del silenzio, con l’apparente dimenticanza
della ferita ancora…
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Sempre e ancora grazie per il tuo apprezzamento, Paolo.
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